Leggio 5: Grandi Condottieri a Londa
Nel corso della presenza millenaria della Via Etrusca, tante sono state le genti che vi sono transitate; vuoi per spostarsi dal Mugello al Casentino, vuoi per i fondamentali scambi commerciali, vuoi per la transumanza, vuoi per spostamenti di truppe militari in quanto terra che collegava il Casentino al contado Fiorentino.
Proprio per l’importanza dello snodo viario, da queste valli sono transitati anche grandi condottieri sin dall’antichità
Primo fra tutti è il passaggio di uno dei più grandi generali della storia antica: Annibale Barca.
E’ la Seconda Guerra Punica; in seguito alle vittorie invernali del 217 a.C. in Pianura Padana, Annibale ha come obiettivo Roma. Gli ostacoli per il Cartaginese sono le truppe consolari situate a Rimini e ad Arezzo le quali se si fossero unite, avrebbero sconfitto Annibale. Per questo motivo nella sua scesa verso la Capitale, nella primavera 217 a.C., il condottiero transitò a cavallo dell’Appennino, per non rivelare alle truppe romane la via che avrebbe intrapreso: se verso Arezzo o Rimini, cosicché le legioni rimanessero fortificate a protezione delle due città.
Scelse di marciare verso Arezzo e arrivato in Val di Sieve, con una serratissima marcia di quattro giorni, si trovò a scegliere due vie per raggiungere Arretio: una lunga e comoda che sarebbe stata la via del Valdarno, la futura Via Cassia Vetus, la quale sebbene più agevole era presidiata dalle truppe del console Gaio Flaminio Nepote;
una più corta ma difficile in cui in quei giorni l’Arno era tracimato più del solito, ovvero la via per il Casentino lungo l’antica Via Etrusca.
Annibale scelse di intraprendere la seconda via:
nel giugno 217 a.C. il territorio dell’attuale Londa vide il passaggio del grandissimo esercito cartaginese, costituito da circa 40.000 uomini. La scelta del condottiero di passare dalla Via Etrusca fu fondamentale per la strategia di Annibale che sconfisse le truppe consolari di Arezzo, dopo aver devastato il Valdarno, nell’epica battaglia del Lago Trasimeno.
Un altro grande condottiero, che sarebbe dovuto passare lungo la Via Etrusca, fu il Conte di Lando.
Alla metà del 1300 il Conte di Lando, Konrad Wirtinger von Landau, condottiero e cavaliere di ventura tedesco, era conosciuto per le devastazioni e saccheggi che nel corso di una decina di anni aveva compiuto negli stati del nord e del centro Italia. Nel 1358 il cavaliere con i suoi mercenari era stato assoldato da Siena per un’azione punitiva contro Perugia; provenendo da Nord, per raggiungere i perugini, avrebbe dovuto attraversare il contado Fiorentino
Firenze per timore che il Conte potesse recare danni al suo passaggio, dopo lunghe trattative, si accordò affinché il Cavaliere transitasse per una via prestabilita, presidiata e al confine del contado: “gli ambasciatori insieme trovarono questa via: che essendo la compagnia [di Lando] in Valdilamone, dovesse passare ma Marradi (…), e ricidere da Belforte [Vicchio] e Dicomano, indi a Vicorati, e poi a Isola [Londa], e da Isola a San Leolino, e quindi a Bibbiena” Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani 1363.
La strada concordata era quindi l’Antica Via Etrusca di Londa. Il Conte di Lando in realtà aveva istruzioni segrete dall’Imperatore di provocare danni ai fiorentini; ma il tradimento dell’accordo non ci fu in quanto l’esercito del Conte di Landau fu fermato e sconfitto nella Battaglia delle Scalelle a Marradi il 24 luglio 1358.
Nel 1440 la famiglia de’ Medici di Firenze è in guerra con i Visconti di Milano, i quali inviarono contro Firenze le truppe del Capitano di ventura Niccolò Piccinino.
Le truppe Viscontee raggiunsero il Mugello nell’Aprile del 1440 e le famiglie rivali ai Medici si trovarono nella condizione di decidere a chi dare la propria fedeltà; fra queste vi era il conte Federico Guidi, signore del Castello di Poppi, la cui famiglia fino a cento anni prima possedeva i territori dell’attuale Londa, con i relativi castelli, ma che in seguito al centenario conflitto con Firenze non possedeva più, era in una situazione di incertezza: da un lato scrisse a Niccolò Piccinino invitandolo a passare in Casentino dove l’avrebbe accolto; dall’altro scisse a Cosimo De’Medici fornendo indicazioni sul procedere delle truppe nemiche.
Infine, forse per il rancore che covava, forse temendo le mire sui suoi territori, il Guidi decise di schierarsi apertamente con Niccolò Piccinino il quale transitò con suo esercito dall’antica Via Etrusca per raggiungerlo in Casentino, non prima però di assediare, Dicomano, Londa e San Leolino.
La difficile presa di posizione di Federico Guidi risultò sbagliata: le truppe di Piccinino vennero sconfitte nella Battaglia di Anghiari il 29 giugno, di conseguenza Firenze privò il Conte Francesco dei suoi possedimenti e del castello di Poppi decretando, di fatto, la fine della famiglia guidinga.