Ex Castello di Falgano
Deriva molto probabilmente da un nome etrusco di persona esteso ad una località: Felganu
La località è posta su una propaggine dei monti della Consuma, tra la sponda sinistra del torrente Rufina e quella destra del torrente Ricaiano, a circa 5 km dal capoluogo comunale, lungo la strada che termina a Diacceto riallacciandosi alla statale casentinese.
Falgano fu un feudo dei Conti Guidi del ramo di Battifolle, Romena e Poppi (denominazione con la quale compaiono nei diplomi dell’imperatore Federigo II), che vi ebbero probabilmente un castellare. Dell’antico castello dei Conti Guidi non rimane traccia se non in una torre quasi del tutto demolita situata in località detta “Alberi”, posta sulle pendici meridionali del Poggio Bai (sopra l’odierno abitato), dove rimangono interessanti resti di strutture medievali, tra cui un corpo di fabbrica con paramento murario a filaretto. Questa località è rammentata ancora come “castellare” in alcuni documenti del priorato dei Camaldolensi di Tosina e più frequentemente fra quelli della Badia vallombrosana di San Fedele a Strumi.
In un atto camaldolense del 1099 è scritto che il conte Alberto, figlio del conte Guido di Romena, concesse ai monaci di Camaldoli per il monastero di Poppiena sul Falterona la porzione delle corti che essi possedevano in Acone, Monte Bonello, alla Rufina, a Pomino, a Falgano e in altri luoghi.( Regesto di Camaldoli, I, 256, n. 620).
Il riconoscimento della signoria dei conti Guidi su Falgano fu confermato dai diplomi imperiali del 1164, 1191 e 1220. Esistono tuttavia documenti anteriori a quelli sopra citati, depositati fra le pergamene della badia di Strumi, molti dei quali furono scritti a Falgano negli anni 1064, 1068, 1072, 1073, 1079, 1080, 1086,1094 e 1095.
Questi atti riguardano per lo più donazioni di terreni posti nel popolo di Falgano, che apparteneva alla pieve di S. Jerusalem o di San Giovanni a Diacceto. Il documento del 1089 attesta il luogo come castello: si tratta di un atto di concessione in beneficio delle rendite derivanti dallo stesso castello e del suo distretto da parte del monastero di S. Fedele a Strumi a favore di un tale Azzo di Pagano, il quale in precedenza, ne aveva fatto donazione ai monaci (A.S.F., R. Acquisto S. Trinita, 1089, novembre). Nella zona anticamente aveva possessi fondiari la curia vescovile di Firenze, che li allivellò nel 1103 ad un Ranuccio di Guelfo e ad un Guineldo, figlio di Davizzo, membri di due famiglie di un’aristocrazia minore di campagna.(Bullettone, LAMI, II, 855).
Nelle vicinanze numerose sono le testimonianze di case torri e di antiche dimore signorili: oltre la sopracitata Torre ad Alberi, ricordiamo Bevecchia, Reniccioli, e Casellina.
La località di Falgano era divisa originariamente in due popoli, facenti capo a due diverse chiese parrocchiali: San Giusto e Santa Maria (ridotta da tempo ad oratorio), appartenenti al piviere di Diacceto. La riprova dell’antichità del luogo è data proprio dalla presenza della chiesa di Santa Maria, la quale può considerarsi il più antico edificio religioso del comune di Rufina.
Testo del dott. Mario Mantovani, recuperato dal sito Cornucopia.net