Castello di Monte Fiesole
Il sito di Montefiesole è ricordato dalle fonti scritte fin dagli inizi del XII secolo, quando sono attestati possessi fondiari della curia vescovile fiorentina nel plebato omoni- mo, provenienti per lo più da pie donazioni.
Nel 1159 Uguccione di Orlandino di Serafino, appartenente alla famiglia detta dei “nipoti di Ranieri”, dona al vescovato fiorentino tutti i suoi beni immobili e tutti i suoi fedeli e coloni, una parte dei quali si trovano a Montefiesole (BOGLIONE, MORETTI 1988, p. 208).
Per tutta la seconda metà del XII secolo il vescovo di Firenze cerca di aumentare il suo patrimonio fondiario in questa zona attraverso atti di compravendita; le notizie però non sono così frequenti da far pensare ad una presenza significativa: nel 1179 Lamberto di Giannello e i suoi figli pagano un censo al vescovo e si dichiarano suoi “fedeli”; nel 1183 un altro “fedele”, Cerrettiere, rimette nelle mani del vescovo tutte le sue terre poste nel plebato di Montefiesole; nel 1193 e nel 1197 il vescovo compra alcuni appezzamenti di terra posti nel territorio direttamente da privati (NELLI 1988, p. 244).
La più antica attestazione del castello è del 1196: il ve- scovo di Firenze affitta in perpetuo ad Arduino di Macello alcuni beni posti «in castro et curia Montis Fesulis» (BOGLIONE, MORETTI 1988, p. 208).
Solo con il sopraggiungere del XIII secolo, la Chiesa fio- rentina incrementa massicciamente i propri interessi nel ca- stello e nel trentennio che va dal 1203 al 1237 si moltiplica- no gli acquisti di terre e diritti. Nel 1208 Sassolino da Cappiano vende «alcuni suoi fedeli, possedimenti e terre»; nel 1209 Ardingone di Ugolino ed il fratello cedono «certi fedeli e possessi e terre nella curia di Montefiesole»; nel 1212 Aldobrandino di Romeo vende al vescovato «il suo uomo e colono Piccolo di Azzo da Tassinaia con tutto il suo resedio». Nel 1217 alcuni individui qualificati come “nobili” vendono alla Chiesa fiorentina i diritti da loro vantati sul territorio di Montefiesole e in certe gualchiere poste sulla Sieve; nel 1230 ancora Aldobrandino di Romeo cede al vescovo Giovanni da Velletri «tutte le case, possedimenti, terre, uomini e coloni, fitti e albergarie che possiede nei castelli di Montefiesole, Vico, Monte di Croce, Quona e nei rispettivi distretti» (tutte queste notizie sono riportate in NELLI 1988, pp. 244-245).
In questa fase l’espansione vescovile avviene non solo a spese della semplice proprietà contadina, ma anche della feudalità locale; questi nobili, come attestano le fonti scritte, avevano proprietà fondiarie di una certa consistenza, legami con i coltivatori con vincoli di dipendenza feudale o signorile ed esercitavano diritti di giurisdizioni per quanto minori sul territo- rio e sui suoi abitanti. Il distretto di Montefiesole era amministrato dal vescovo, il quale nel 1229 nominava un podestà, Guido di Aldobrandino, la cui giurisdizione si estendeva anche sui vicini insediamenti di Vico e Pievecchia. Nel 1251 erano 71 i «fittuari e coloni» del distretto che giuravano fedeltà al vescovo fiorentino (REPETTI 1833-1846, vol. II, p. 125).
Durante la permanenza di Arrigo VII in Toscana nel 1312, ventidue membri del “popolo” di Montefiesole fanno atto di sottomissione all’imperatore e affermano di essere più dei due terzi degli uomini della co- munità (BONAINI 1877, n. 150). Tuttavia il castello deve aver perso le sue caratteristi- che di centro fortificato già alla fine del XIII secolo: in un elenco di beni vescovili della prima metà del secolo XIV compare come «castellare cum podio Montis Fesulis cum certis muris et apenditiis».
Infine, nel 1338 viene citato un appezzamento di terra ubicata presso il «castrum vetere de Monte Fesulis» e nel 1340 due casolari in «loco dicto Montefiesole» confinanti con la «via sive muri castri de Monte Fesulis» (PIRILLO 1988, pp. 263-264).