Leggio 2: Il Mercatale di Pelago

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Leggio 2: Il Mercatale di Pelago

IL MERCATALE DI PELAGO

L’antico nome dell’attuale Piazza Ghiberti era Piazza Mercatale; un nome significativo che racconta l’identità strategica di Pelago nel Medioevo.

Tra il XII-XIII secolo, al di fuori della seconda cinta muraria contenente l’antico Burgus Castri, si sviluppò, lungo la strada di crinale che arriva al Castello, il Borgo Artigiano, provvisto di pozzo. L’acqua era fondamentale e necessaria a diversi processi produttivi, in particolare per la lavorazione della lana che la popolazione di Pelago esercitava da tempi immemori.

L’importanza strategico-economica dell’artigianato e degli scambi del Mercato di Pelago crebbe sempre più, diventando il mercato di riferimento per il commercio fra Firenze (e il suo contado) e il Casentino aretino.

Per volere di Firenze, tra il XIII e il XIV secolo,  il ruolo commerciale di Pelago fu potenziato dotando il paese di idonei spazi per la mercatura. Ingenti somme di denaro furono investite e l’assetto del Borgo Artigiano fu profondamente modificato mediante opere di grandi maestranze specializzate: il crinale fu livellato e fu creato un piano di calpestio in pietra i cui edifici che ne definiscono l’attuale margine funzionano da strutture di contenimento dell’intero invaso.

 

Un’opera architettonica grandiosa che trasformò il vecchio Borgo Artigiano in un prestigioso Mercatale. Qui veniva fatta arrivare la lana grezza dal contado circostante e grazie alla maestria degli artigiani di Pelago la materia prima diventava “pannolano” un tessuto in lana lavorata. La produzione dei panni lanieri non era l’unica attività del centro: vi erano anche notai, orafi e ricchi mercanti. Già dalla prima metà del XIV secolo, nel Mercatale, comprarono proprietà cittadini fiorentini e fra questi in particolare Iacopo de’ Bardi. I Bardi, imparentati poi con la famiglia de’Medici, erano una delle più potenti e ricche famiglie fiorentine di mercanti e banchieri, tanto che nel ‘300 vantavano ben 25 filiali tra Italia ed Europa. È significativo che avessero deciso di investire anche nel mercatale di Pelago. Decaduta l’arte della lana, la produzione fu adattata alla canapa e al lino, e era apprezzata una fornace di terre cotte di notevole stabilità data dalla natura ferrigna dell’argilla locale impiegata.

Il Granduca Ferdinando II nel ‘600 stabilì che il giovedì fosse il giorno del  mercato in particolare erano venduti  marroni, patate e maiali. Ancora oggi il mercato si svolge di Giovedì.