Oratorio della Madonna dei Fossi

Home » Siti di interesse » Oratorio della Madonna dei Fossi
Oratorio della Beata Vergine del Carmine ai Fossi, Pomino, Rufina

Storia della località

I Fossi è il nome della località alpestre posta sul dorso della montagna della Consuma, fra il Poggio del Castello e il Poggio di Tirilli, ad un’altitudine di circa 900 m. Grazie all’ abbondanza delle sorgenti e quindi dei rigagnoli d’acqua la zona è ricca di vegetazione montana e forse deve proprio a questa sua caratteristica il proprio toponimo.

Questa cura fu eretta nel secolo XVIII per provvedere alla popolazione sparsa che abitava in questo territorio e che si raggruppava nel nucleo di case, detto Metamorle, che era troppo distante dalle più vicine chiese di Pomino e di Tòsina.

In realtà nel luogo esisteva già una chiesa dedicata alla Beata Vergine del Carmine ai Fossi, forse un oratorio annesso all’Ospizio dei frati francescani, come risulta  nell’elenco delle chiese annesse alla pieve di Pomino della fine del secolo XIII.

Una campagna di scavo condotta dagli archeologici della Sopraintendenza nel 1977, ha portato alla luce dei resti che appartenevano ad un piccolo castrum, esistito fra il IX e il XIII secolo, appartenuto ai Conti Guidi. 

Tale fortificazione sorgeva poco sopra all’attuale Madonna dei Fossi, sul Poggio Castello (la cui toponomastica già suggeriva l’esistenza di un castello) ed aveva una funzione prettamente militare e non residenziale.

E’ di rilievo, infatti, che l’antico nome di questa località (della Madonna dei Fossi), sicuramente fino al 1400, come testimoniato dal Libro Vecchio di Strade della Repubblica fiorentina, fosse Il Castellaccio.

Questo incastellamento aveva la funzione si sorvegliare la rete viaria che dalla Val di Sieve e dal Mugello, passando dalla Madonna dei Fossi, arrivava fino al Casentino.

Qui transitava infatti l’unica strada che per lunghi secoli collegava il Casentino con la Val di Sieve: la “Mulattiera Casentinese”.

Probabilmente si trattava di una via già utilizzata al tempo dell’antica Roma, come testimoniato dal selciato a tratti ancora presente, dai ritrovamenti di materiale di epoca romana in tutta la zona, in particolare a Berceto, e da un ponte probabilmente di epoca romana ancora esistente.

Viabilità che ancor prima collegava gli insediamenti Etruschi di Fiesole con quelli del Casentino: a dimostrazione di ciò, lungo la direttrice che collega il fondovalle della Val di Sieve (Pontassieve ma soprattutto Rufina e Londa) è un susseguirsi di toponimi etruschi e di località in cui sono stati ritrovati molti ed importanti reperti del periodo etrusco.

Viabilità che, successivamente, fu usata dai viandanti che trovavano alla Madonna dei Fossi un luogo di ristoro e riparo, dal momento che esisteva un Ospizio di Frati Francescani, di cui oggi rimangono vestigia di un antico fabbricato e quel che resta di una torre.

Da questa via, era solito passare San Francesco, nei suoi viaggi da a Firenze a La Verna. (vedi La Via di San Francesco: Firenze-La Verna).

Tanto è che, quella che fino a poco tempo fa si credeva fosse una esclusiva tradizione popolare, cioè che dalla attuale Madonna dei Fossi erDocumento Monte Seraficoa solito passare San Francesco e che qua vi compì il famoso Miracolo dell’Acqua, da poco, grazie a studi approfonditi condotti dall’Ecomuseo Montagna Fiorentina, in collaborazione con il corso di laurea Scienze della Montagna, DAFNE, UNITUS, che hanno permesso di far tornare alla luce un antico documento del 1500, sappiamo che effettivamente nel 1220 San Francesco transitò per questa località per raggiungere La Verna.

Storia dell’Oratorio della Beata Vergine del Carmine ai Fossi

(Chiesa della Madonna dei Fossi)

L’edificio originario risaliva al Medioevo, ma il santuario dedicato alla Madonna è legato ai fatti prodigiosi avvenuti nell’estate del 1635, presso l’immagine sacra che si trovava lungo la strada che collegava la Val di Sieve con il Casentino.
Questa Madonna con il Bambino fu chiamata Maestà di Fanaglia o Fanagliano, dal nome del luogo dove si trovava, posto fra il torrente Rufina e il Moscia.
La notizia di questi fatti si diffuse in tutto il territorio circostante, tanto che cominciarono ad accorrere numerose persone per venerare e pregare la Vergine.
Il Vescovo di Fiesole Mons. Lorenzo Della Robbia inviò sul posto un suo vicario, l’anno successivo, per prendere atto dell’interesse della gente verso quest’immagine sacra.
Successivamente visitò personalmente il luogo e autorizzò il pievano di Pomino a costruire una chiesa al posto del tabernacolo, che conservava l’immagine di Maria.
Il terreno utilizzato per la costruzione dell’edificio fu donato dai Marchesi Geri e Antonio della Rena il 30 giugno 1638.

La nuova chiesa fu consacrata il 19 ottobre 1640 alla presenza del clero e del popolo giunto dalle varie località della Val di Sieve. Il pievano Corso della Rena benedisse l’edificio in nome del Vescovo e l’aprì al culto. Lavori di ristrutturazione al loggiato furono compiuti nella seconda metà del ‘700 da Gaspero Paganelli. Il santuario mariano rimase attivo fino al secolo scorso. Nel 1815 la canonica fu trasformata e ampliata e nel 1817 il Vescovo Martino Leonardo Brandaglia istituì la parrocchia di Santa Maria del Carmine ai Fossi, per desiderio delle 24 famiglie che abitavano quel luogo. All’inizio di questo secolo si trovava in uno stato di abbandono tanto che fu ricostruita nel 1924 dall’architetto Padre Franci, a spese del parroco Don Dolfi, ma la parrocchia cessò la propria attività nel dopoguerra, quando lo spopolamento della montagna ha determinato la traslazione dell’ente parrocchia a quella di Donnini presso Vallombrosa, mentre il territorio circostante è stato nuovamente inglobato nella pieve di Pomino.

L’edificio, sorto come ospizio francescano, è ad una sola navata coperta a capriate. Esternamente è circondato su tre lati da un ampio e grazioso loggiato architravato secondo un gusto neorinascimentale. Sul lato destro si vede il campanile a vela. Attualmente in stato d’abbandono, conservava fino alla fine degli anni ’60 una terracotta invetriata di scuola robbiana raffigurante l’Incoronazione della Vergine con il Bambino Gesù, che era collocata nel coro di tipo rinascimentale.
Quest’opera era particolarmente venerata dalla gente del luogo che si recava in questa chiesa, in occasione della festa del Carmine, che si teneva il 16 luglio d’ogni anno.
Oggi l’edificio è di proprietà privata (Marchesi Frescobaldi)